Un caffè troppo amaro e una domanda improvvisa – mi trovavo al tavolino di un bar di periferia, quando una collega mi ha chiesto: “Hai mai pensato che il tuo lavoro attuale non sia solo quello che fai, ma anche quello che sai?” È stato il momento in cui ho capito che non-è-solo-quello-che-sai di cui avevo bisogno per cambiare rotta.
Mi sono messo a riflettere, mentre il vapore del caffè disegnava cerchi sulla tazza. Qui è dove la cosa si fa interessante: non basta aggiornare il curriculum, bisogna riscoprire le proprie capacità nascoste, quelle che spesso rimangono in un cassetto digitale.
Una volta, durante una pausa, ho aperto LinkedIn e ho notato che molti profili parlavano di “soft skills” senza mai spiegare come le avevano usate. Che differenza fa se non riesci a raccontarle? Per questo ho iniziato a scrivere brevi aneddoti su come, in un progetto di marketing, ho convinto il team a provare un approccio più creativo, usando una metafora del giardino per far crescere le idee.
Ma aspetta, c’è dell’altro in questa storia. Una volta, mentre cercavo un nuovo ruolo, ho scoperto che Indeed permette di filtrare le offerte non solo per titolo, ma anche per competenze richieste. Ho impostato il filtro su “analisi dati” e, sorpresa, mi sono imbattuto in una posizione che richiedeva pensiero critico più che esperienza specifica. È stato un colpo di genio, ma anche un piccolo caso di fortuna.
Questa esperienza mi ha insegnato una lezione importante: non è solo quello che sai, ma come lo presenti. Quando ho iniziato a scrivere la mia lettera di presentazione, ho inserito una piccola storia su come, durante una crisi di budget, ho trasformato un taglio di spese in un’opportunità di innovazione. Ho usato parole semplici, ma ho aggiunto un tocco sensoriale – il fruscio dei fogli mentre rivedevo i numeri, il rumore della stampante che sembrava un battito di cuore.
- Racconta un episodio reale
- Usa dettagli sensoriali
- Collega la tua esperienza al ruolo desiderato
Non è un elenco di regole, è più un promemoria di come rendere il tuo percorso più umano.
Un altro episodio curioso: una volta, mentre navigavo su Google News, ho letto un articolo su una startup che aveva assunto un “coach di carriera” interno. L’idea mi ha colpito: perché non diventare il mio stesso coach? Ho iniziato a tenere un diario settimanale, annotando le mie vittorie, anche quelle piccole – come aver risposto a un’email in modo più chiaro o aver risolto un conflitto con un collega.
Questo diario è diventato una bussola. Quando mi sono trovato a confrontare due offerte di lavoro, ho chiesto a me stesso: “Quale mi farà sentire più vivo?” Non è una domanda banale; è il cuore della decisione. Non-è-solo-quello-che-sai, è anche quello che ti fa vibrare.
Nel frattempo, ho notato una tendenza stagionale: molte aziende cercano talenti in primavera, quando i budget si rinnovano. Ho sfruttato questo ciclo, inviando candidature proprio quando le porte si aprivano. È stato quasi come cogliere un treno in partenza, ma con la consapevolezza di avere il biglietto giusto.
Un piccolo dettaglio che spesso dimentichiamo è il potere delle referenze. Non sto parlando di una lista di nomi, ma di racconti autentici. Quando ho chiesto a un ex capo di scrivere una referenza, gli ho detto di ricordare quel progetto di redesign del sito, dove il nostro team ha ridotto il tempo di caricamento del 30%. Il risultato è stato una frase che ha fatto la differenza nella mia candidatura.
Ma non è tutto. Una digressione veloce: ricordo ancora la prima volta che ho usato Microsoft Teams per una presentazione. Il microfono ha avuto un suono strano, come se fosse una voce distante. Invece di fermarmi, ho continuato, aggiungendo una battuta sul “suono da fantasma”. Il pubblico ha riso, e la tensione è sparita. Questo mi ha insegnato che, anche nei momenti più formali, un pizzico di umanità può trasformare l’interazione.
Ritornando al tema principale, quando ti trovi a cercare un nuovo lavoro, chiediti: “Cosa ho davvero da offrire?” La risposta spesso è più ricca di quanto pensi. Hai gestito un progetto complesso? Hai aiutato un collega a superare una difficoltà? Hai imparato a usare un nuovo strumento, come Canva, per creare presentazioni più accattivanti? Tutti questi elementi sono pezzi di un puzzle che, una volta assemblato, racconta una storia convincente.
Un altro trucco pratico: personalizza il tuo profilo su LinkedIn con una foto che ti ritrae in un contesto professionale ma naturale. Una foto in cui sorridi, magari con lo sfondo di un coworking, trasmette affidabilità. Non è solo quello che scrivi, ma anche quello che mostri.
Alla fine, il cambiamento di lavoro non è solo una mossa strategica, è una scoperta di sé. Quando ho accettato il mio ultimo ruolo, ho sentito una sensazione di leggerezza, come se avessi lasciato un vecchio vestito troppo stretto. Ma aspetta, c’è ancora qualcosa da dire: non dimenticare di celebrare i piccoli traguardi lungo il percorso. Un messaggio di congratulazioni da un collega, una nuova certificazione, o semplicemente il fatto di aver inviato una candidatura in più rispetto alla settimana precedente.
Quindi, se ti trovi a chiederti se il tuo prossimo lavoro sia davvero quello giusto, ricorda: non-è-solo-quello-che-sai, è anche quello che sei disposto a condividere, a raccontare e a vivere. E, soprattutto, è la tua storia a fare la differenza, non una lista di parole chiave.